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Reggio Calabria

                      Dove sorge il sole. 

                                  

 

Le misteriose tracce  di un grande passato...

Reggio (Rhegion) fu fondata da coloni di Calcide, città dell'Isola di Eubea, nell'ottavo secolo avanti Cristo.
La sua posizione geografica e un governo illuminato ne fecero presto una della capitali della Magna Grecia.
La storia antica di Reggio segue passo passo le grandi vicende del Mediterraneo; dalle lotte contro i Persiani e gli Etruschi ai rapporti ora d'alleanza ora di competizione con Cartagine, dai legami con la madre Grecia, che la videro alleata di Atene nella guerra contro Sparta, ai continui conglitti con i tiranni siciliani. In particolar con quelli di Siracusa, che nel quarto secolo avanti Cristo l'ebbe sotto il suo dominio.
Città commerciale e guerriera fu conquistata dai Romani nel terzo secolo A.C. e, dopo essere stata federata, divenne municipio romano nell'89 A.C.
Sotto l'impero conservò a lungo la lingua e i caratteri greci, e la sua favorevole posizione geografica la salvò dalla generale decadenza che colpì la regione nei primi secoli dopo Cristo.
I frequenti sismi che nei secoli hanno colpito la città (i più distruttivi furono quelli del 1783 e sopratutto quello del 1908) hanno lasciato pochi segni di questo grande passato, rimangono tuttavia resti di mura preromane, ruderi di un tempio del V secolo, un Odeon e una tomba di età ellenistica e le terme romane, con pavimento a mosaico.

 

                    



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Madonna della Consolazione (1547)

 

 

Santuario di S.Maria Madre della Consolazione. N.A. Capriolo, Madonna della Consolazione (1547)

Linea tratteggiata

Tavola, cm. 120x120 - Iscrizioni:illegibili
Santuario di S.Maria Madre della Consolazione, presbiterio Via Eremo al Santuario

La tavola dipinta ad olio fu donata ai Padri Cappuccini dal nobile Camillo Diano nel 1547, anno in cui aveva fatto realizzare l’opera al pittore Nicolo’ Andrea Capriolo.
Il quadro fu benedetto nel Duomo il 6 gennaio 1548 dall’Arcivescovo D’Agostino dei Duchi di Gonzaga ed ancora oggi viene portato in processione su una vara di notevoli dimensioni in lamina d’argento sbalzato su anima di legno, eseguita tra il 1824 e il 1831, il secondo sabato del mese di settembre di ogni anno (la festa liturgica avviene il martedì seguente con l’offerta di un cero votivo) dal santuario di S. Maria della Consolazione, dove è costituito entro una pala d’altare in bronzo dorato dello scultore calabrese Alessandro Monteleone (1897-1967), alla Cattedrale, dove rimane fino al mese di novembre.
L’opera raffigura la Vergine seduta in trono che sorregge il Bambino tra S. Francesco con una croce ed il libro delle Regole e S. Antonio da Padova con il giglio ed il libro della scienza  teologica.
In alto due angeli incoronano la Vergine con in mano una palma.
Il quadro ha un’importante valore devozionale per i cittadini di Reggio Calabria, poiche’ si fa riferimento a miracoli accaduti nei seguenti anni: 1571 pestilenza; 1594 assedio dei turchi; 1636 pestilenza  e prima processione; 1638 catastrofico terremoto; 1672 carestia.
Con Decreto della S. Congregazione  dei Riti del 26 agosto 1752 la Madonna che raffigura il dipinto è stata dichiarata Patrona della città. Proprietà ecclesiastica.

Una delle feste più importanti della provincia di Reggio Calabria è quella della Madonna della Consolazione, che si celebra nel capoluogo reggino la prima domenica dopo l'8 settembre di ogni anno.

La prima celebrazione nota della festa risale al 21 novembre 1592, conseguentemente al primo soccorso mariano al popolo di Reggio Calabria durante la peste che colpì Messina nel 1576 e che si protrasse poi per molti anni.

Per quanto riguarda le origini, secondo la tradizione un quadro della Madonna sarebbe stato ritrovato da un contadino mentre zappava la terra.

La leggenda vuole che il dipinto, trasportato più volte nel Duomo della città, riappariva miracolosamente presso il luogo dov'era stata ritrovato e dove poi sarebbe sorta la basilica dell'Eremo, nella quale il quadro viene ora custodito.

Ogni anno, all'inizio dei festeggiamenti e fino alla domenica successiva al 21 novembre, l'immagine viene trasferita dalla basilica dell'Eremo al Duomo di Reggio Calabria, e a tal fine viene stilato un contratto tra il parroco del duomo e il superiore della basilica.

Alla vigilia dell'inizio dei festeggiamenti molti fedeli si recano alla collina dell'Eremo, dove si trova il quadro della Madonna, che generalmente viene fatto risalire alla fine del 1400. 

L'usanza della veglia alla Madonna durante la notte che precede la discesa del quadro dall'Eremo al Duomo è molto antica, risale infatti al 1658.

Il giorno dopo il quadro viene portato di peso, sulla vara dai pescatori, da volenterosi e il corteo si avvia in città dove hanno inizio i festeggiamenti che si protraggono per ben cinque giorni consecutivi terminando con la processione.

 

I festeggiamenti presentano alcuni elementi comuni ad ogni altra festa, quali luminarie, concerti bandistici, gare pirotecniche, ma anche elementi particolari, come le sfilate di carri allegorici con riferimenti a situazioni locali, l' offerta del Cereo, le danze dei ballerini di Cardeto (paesino nei pressi di Reggio), le esposizioni e le fiere dell'artigianato locale e nazionale, etc.

 Durante la processione, gli abitanti di Cardeto accompagnano il quadro, danzando al suono del tamburo, del tamburello e della zampogna.

Nella piazza antistante al Duomo, a processione ultimata, balleranno non solo i ballerini ingaggiati per l'occasione ma chiunque ne abbia voglia, purché sottostia rigidamente ai comandi del "mastru i ballu", indiscusso regolatore delle danze.

Altro particolare interessante che risale al 1693 è quello di innalzare 24 altari nelle piazze della città e agli angoli delle strade.

Anche l'uso di celebrare i "sette sabati precedenti" alla festa nasce in quell'anno e viene tutt'ora conservato.

L'offerta del Cereo risale al 1658 quando, essendo stata la città di Reggio immune dalla pestilenza (che aveva infierito nei due anni precedenti quasi in tutta Europa) grazie alla protezione della Madonna della Consolazione, fu stilato un atto pubblico in cui "stabilivasi", in tale occasione, "unanimiter et nemine discrepante" che i festeggiamenti  del 21 novembre al  santuario dell' Eremo,  dovessero essere fatti per

il futuro a spese della città e che, in quel giorno, dovesse essere offerto, all'altare della Vergine un gran Cereo, corrispondente al decoro della città "... ponendo in detto Cereo l'armi della città e rimettendo tanto le spese di detta festa, quanto di detto Cereo ai Signori Sindaci che pro-tempore saranno".

Il "Cereo" è una grandissima candela di cera stearica cinta da un nastro amaranto, il colore della città. Esso è posto al centro di una piccola portantina di legno e viene accompagnato all'altare della Cattedrale dal sindaco della città durante la celebrazione della Messa Pontificale.

In seguito i festeggiamenti furono spostati alla prima domenica dopo l'8 settembre, ma le loro modalità rimasero immutate.

 

Basilica Cattedrale Maria SS. Assunta in Cielo Piazza Duomo

 

La Cattedrale intitolata a Maria SS. Assunta in Cielo, sorge nell'area centrale del Comune, precisamente di fronte piazza Duomo e fa parte della I Zona Pastorale di Reggio Centro. Le sue origini sono legate a vicende storiche durante le quali Reggio è stata soggetta a diverse dominazioni tra le quali quella bizantina che sottrasse la chiesa reggina al pontefice romano, ponendola sotto il patriarca di Costantinopoli, per proseguire con l'avvento dei normanni (1061), che l'hanno restituita all'antichità ecclesiastica romana; quindi lasciata ai greci l'antica cattedrale con il titolo di cattolica, costruirono la cattedrale con tipologia a tre navate.
Fu ricostruita e riconsacrata nel 1580 dall'arcivescovo Gaspare Ricciullo del Fosso dopo un incendio dei turchi (1574) che si ripete nel 1594 e per questo subisce diversi interventi di restauro tra cui quello dell'arcivescovo Annibale D'Afflitto nel 1599, dell'arcivescovo Gaspare Creales nel 1665 e dell'arcivescovo Martino Ybanez Y Villanueva nel 1682. Furono realizzati ulteriori interventi di restauro dopo il terremoto dei 1783 dall'ingegnere Giovan Battista Mori fino ad arrivare all'altro terremoto dei 1908 che ne provocò notevoli danni e che ne conseguì la decisione di ricostruire integralmente l'edificio religioso adeguandosi al piano di ricostruzione della città.
La Cattedrale odierna su progetto iniziale dell'ingegnere P. Carmelo Umberto Angiolini e successivamente modificato dall'ingegnere Mariano Francesconi è stata consacrata nel 1928 dall'arcivescovo Mons. Carmelo Pujia.
 

La tipologia della pianta è a tre navate interrotte da tre transetti terminanti con abside poligonale per una lunghezza di 93 metri e larghezza di 26 metri rappresentando il più vasto edificio della regione. Nel 1934 sul sagrato, sopraelevato insieme all'edificio rispetto alla prospiciente piazza, vengono collocate le statue di S. Paolo e S. Stefano di Nicea, realizzate dallo scultore Francesco Jerace.
La navata centrale è separata da quelle laterali da due file di colonne rivestite in marmo con base in pietra di trani con distanza diversa in corrispondenza dei transetti e lungo le navate laterali si aprono, al di sotto del presbiterio, otto cappelle contenenti beni mobili di notevole

 

 

 

 

LA COLONNA di San Paolo

Una sera, al tempo in cui vigeva il culto pagano, si festeggiava a Reggio la dea Fascelide ed il suo tempio era così illuminato da attirare l’attenzione di una nave proveniente da Malta, che conduceva alcuni prigionieri per essere giudicati dall’Imperatore.

  Uno di essi, un ebreo piccolo di statura, col volto sfinito e gli occhi sfolgoranti, si avvicinò al tempio e con voce tonante cominciò a parlare alla folla, che si raccolse subito intorno a lui, levando in alto le fiaccole per guardare il suo volto.

L’uomo parlava di un Dio giusto, padre degli uomini, più potente di Giove e di Apollo, il quale aveva mandato nel mondo il suo Figliolo per insegnare la fratellanza, liberare gli schiavi, consolare gli afflitti e chiamare i buoni, dopo la morte, alla gloria dei cieli;  parlava, invece,  male degli dei pagani che erano da ritenersi falsi e bugiardi.

Questo portò i sacerdoti a scagliarsi contro di lui e ad intimargli il silenzio.

Il prigioniero,  allora,  sempre  con voce altisonante, chiese di poter  parlare ancora il tempo necessario affinché si consumasse un mozzicone di candela che si premurò di accendere e posare sul capitello di una colonna posta lì vicino.

Prese, intanto, la parola il centurione, che accusò l’uomo di essere un visionario di una setta sorta a Gerusalemme, che adorava come figlio di Dio un uomo condannato al supplizio della croce: per questo motivo veniva condotto dall’Imperatore per essere giudicato.

 

Era, intanto, calata la notte e dalla spiaggia soffiava un vento fragoroso che faceva vacillare la piccola candela posata sulla colonna, mentre lo sconosciuto predicatore continuava ad esaltare la vita di Cristo, la sua morte e la Risurrezione.

All’improvviso, una folata di vento scosse la fiamma, l’agitò e la piegò sulla colonna che prese fuoco come fosse un pezzo di legno.

  Una maestosa fiamma si levò, illuminando i volti della folla sbalordita, mentre il prigioniero continuava a stupire col suo discorso al punto che tutti i presenti emisero un urlo di terrore e caddero in ginocchio chiedendo a gran voce di essere battezzati.

Il prigioniero, che era San Paolo, li asperse con l’acqua lustrale.

Ancora oggi, nel Duomo di Reggio, conservato in una teca, fra i cimeli più antichi e venerati, vi è un pezzo di colonna su cui vi sono segni evidenti di bruciatura.